Il settore rifiuti in Italia

 La produzione totale nazionale di rifiuti in Italia è stata di 179 milioni di tonnellate nel 2008. La principale fonte di produzione di rifiuti in Italia è rappresentata dal settore delle costruzioni, che ha prodotto circa 70 milioni di tonnellate di rifiuti nel 2008 (38,9% del totale), seguito dall’industria con 43 milioni di tonnellate (24,1% del totale) e dai rifiuti urbani con 32,4 milioni di tonnellate (18,1% del totale).

Secondo l’ISTAT nel 2009 la spesa nazionale per la gestione dei rifiuti è stata di oltre Euro 21 miliardi, pari all’1,4% del Pil. La sola gestione dei rifiuti solidi urbani costa agli italiani circa Euro 7 miliardi l’anno21 mentre il fatturato dell’industria del riciclo è di circa Euro 4 miliardi. Il fatturato del settore rifiuti è destinato a crescere soprattutto se si prendono in considerazione i proventi derivanti dalla produzione di energia elettrica e calore e il maggiore ricorso al riutilizzo e al riciclaggio così come imposto dalla legislazione vigente.
La situazione è in lento ma graduale miglioramento, anche grazie ad una ritrovata sensibilità ambientale da parte dei cittadini, che spingono le amministrazioni locali ad adottare soluzioni di lungo termine che non costituiscano un rischio per l’ambiente e per la salute dei cittadini.

RIFIUTI SOLIDI URBANI
Nel 2008 la produzione di rifiuti solidi urbani è stata di circa 32,5 milioni di tonnellate, in leggero calo rispetto al 2007 (-0.2%). Tale dato conferma la sostanziale stabilità nella produzione di rifiuti registrata negli ultimi anni, che segue ad un lungo periodo di crescita. Nel 2008 la produzione di rifiuti pro capite è stata di circa 541 kg, con una progressiva riduzione negli ultimi 2 anni (546 kg/abitante/anno nel 2007 e 550 kg/abitante/anno nel 2006).
Nel 2008 le regioni del Nord hanno prodotto il 45% dei rifiuti solidi urbani complessivi, seguite dalle regioni del Sud (22%) e del Centro (32%). Sempre nel 2008 le regioni del Sud hanno registrato il livello più basso di produzione procapite con 496 kg/ab/anno, seguite dalle regioni del Nord con 541 kg/ab/anno (+9,1% vs Sud) e del Centro con 619 kg/ab/anno (+24,8% vs Sud).
Il costo sia inversamente proporzionale alla % di raccolta differenziata: studi di settore dimostrano che quando la raccolta differenziata supera il 65% il costo risulta inferiore ai 100 €/abitante.

La raccolta differenziata
Il decreto legislativo n. 152/2006 e la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 hanno fissato un target di raccolta differenziata crescente nel tempo, che aumenta progressivamente dal 35% entro il 31/12/2006 al 65% entro il 31/12/2012 (aumento del 5% annuo).
Nel 2008 la raccolta differenziata in Italia ha raggiunto il 30,6% della produzione totale di rifiuti urbani, in crescita rispetto al 27,5% del 2007. Anche il confronto con i dati relativi agli anni precedenti conferma l’esistenza di un trend di crescita (nel 2004 la % di raccolta differenziata era del 22,7%).
Pur in presenza di una crescita stabile della raccolta differenziata, gli obiettivi nazionali sono lontani dall'essere raggiunti e la scomposizione del dato nazionale in aree geografiche sottolinea come il Paese mostri ancora una volta una differente capacità di adeguarsi a standard ambientali europei.

LE PROSPETTIVE DI CRESCITA DEL SETTORE IN ITALIA
Il settore del waste management in Italia è ancora lontano dal consolidarsi a livello industriale.

Diversi fattori evidenziano il gap che le imprese italiane del settore hanno con le imprese europee:
- assetto gestionale poco evoluto, sia dal punto di vista dimensionale che di integrazione territoriale e industriale (nanismo della struttura dell’offerta);
- mancanza di impianti adeguati, sia in termini di numerosità che di taglia media degli impianti;
- bassa produttività dei servizi di raccolta e pulizia, dovuta principalmente alle dimensione eccezionalmente piccole delle imprese;
- bassa incidenza dei ricavi da riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti – che rappresentano le attività a maggiore valore all’interno della filiera - sul fatturato complessivo dell’industria;
- bassa corrispondenza tra livelli tariffari-ricavi e costi-remunerazione del capitale investito, anche in virtù di un ridotto orientamento al "pay as you throw";
- mancanza di chiarezza di politiche industriali "di sistema" in termini di obiettivi strategici.

D’altronde anche in Italia ci sono esempi di notevole efficienza, soprattutto nel Nord Italia, che evidenziano anche in questo caso come il paese risulti diviso con le regioni settentrionali in grado di reggere il passo dei migliori esempi europei.

La liberalizzazione del mercato dei servizi pubblici locali rappresenta un’importante opportunità di sviluppo per il settore e potrebbe determinare significativi cambiamenti, tra cui:
- concentrazione e selezione degli operatori presenti sul mercato;
- rafforzamento degli operatori di grande dimensioni e maggiormente qualificati;
- incremento della dimensione e durata dei contratti a favore di una maggiore visibilità sul business e quindi una maggiore trasparenza;
- sviluppo di un industria nazionale del waste management.

L’evoluzione in atto nel settore sta progressivamente trasformando gli operatori che, da aziende focalizzate nel trasporto, nella logistica e nello smaltimento dei rifiuti, stanno evolvendo in produttori di materie prime secondarie, energia elettrica e calore a bassa temperatura da utilizzare in processi industriali o nelle reti di teleriscaldamento.
La diffusione della raccolta differenziata alimenterà a sua volta una graduale crescita dei servizi e delle attività connesse al riciclaggio dei materiali e al loro riutilizzo.
I benefici ambientali del riciclaggio sono indiscutibili:
- riduzione del consumo delle risorse naturali (produzione di materia secondaria in grado di sostituire quella di prima generazione);
- diminuzione delle quantità di rifiuti destinati allo smaltimento.

Il riciclaggio dei rifiuti presenta inoltre una forte valenza strategica in quanto contribuisce alla sicurezza di approvvigionamento delle materie prime e, basandosi sull’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse, coinvolge in modo sempre maggiore i processi produttivi e i prodotti.
 

 
Biancamano SpA        

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